Arrivederci Umberto Eco

“Quanto è successo dal maggio 1968 ad oggi dimostra che la civiltà delle comunicazioni non produce necessariamente né l’uomo unidimensionale né il selvaggio beatamente allucinato del nuovo villaggio globale: in luoghi e momenti diversi, rispetto a destinatari diversi, lo stesso tipo di bombardamento comunicativo può produrre o l’assuefazione o la rivolta. Il che non ci deve indurre ad abbandonarci al libero mercato della comunicazione e alla sua liberale saggezza, ma ad approfondire i meccanismi per farne poi esplodere le contraddizioni attraverso pratiche alternative, sia dal di dentro che dal di fuori.”
“Poiché sono arrivato oggi a queste conclusioni solo dopo aver scritto ieri questo libro, si può dunque pensare che la lettura di queste pagine possa offrire al nuovo lettore, anche là dove esse andrebbero integrate, riscritte o rifiutate, gli strumenti concettuali e il materiale esemplificativo per un suo iter personale.” (p.XIV)

Dall’introduzione del 2013 a Apocalittici e Integrati (1964)

“Selon une détermination plus large, toute analyse obéit aux codes de perception et d’«expectation» (Umberto Eco) propres à un temps et à un milieu. On sait que Christophe Colomb percevait le Nouveau Monde à la manière don’t les romans de chevalerie décrivaient les îles Fortunées”.

Michel de Certeau, La culture au pluriel (1972)

“… I «documenti» storici possono essere assimilati ai «segni iconici» di cui Umberto Eco analizza l’organizzazione: «riproducono», dice Eco, «alcune condizioni della percezione comune sulla base dei codici percettivi normali» («Sémiologie des messages visuels», in Communications, 1970, n.15, pp.11-51). In questa prospettiva, possiamo dire che esiste lavoro scientifico laddove esiste un cambiamento nei «codici di riconoscimento» e nei «sistemi di attesa».”

Michel de Certeau, La scrittura della storia (1975)

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