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Convegno Dancing with the Absence/2

Dopo un venerdì preso da varie attività riesco a partecipare in presenza alla sessione conclusiva del sabato mattina, con gli interventi dei teologi Pierre Gisel sulla cristologia implicita in Certeau e quello di Graham Ward sull’apologetica in rapporto all’attività di scrittore del nostro autore. Seguono gli interventi di Morra e Bruckner, organizzatrici e animatrici del Convegno. Si dà particolare enfasi al testo de La faiblesse de croire (Gisel e Bruckner ma anche Ward che cita Extase blanche e Morra con La frattura instauratrice) e più in particolare alla grande meditazione Dal corpo alla scrittura, un transito cristiano. Mi porto nel cuore la figura teologica, tutta certiana, di un Gesù immerso nella folla, uomo della strada, passante di cui è possibile un incontro. E una riflessione (nonché una prospettiva) rigorosa e aperta sull’amabilità di un corpo (quello istituzionale in genere e quello ecclesiale in specie) che può essere “amabile”. E un intreccio possibile ma non scontato tra quelle due dimensioni, una personale, l’altra sociale. Ripenso spesso al giudizio che papa Francesco diede qualche anno fa di Certeau, come “il più grande teologo del secolo scorso”. Ancora oggi, io che sono un “fan” di Certeau, non sarei stato mai così audace. Più che pensare alla sua grandezza di teologo – che pure c’è – penso a questo bel merito che ha come autore e pensatore, di aver invitato la teologia a una danza plurale, carica di speranza.