Omaggio a papa Francesco

Ci abbiamo messo qualche giorno per deciderci a inserire il nostro omaggio a papa Francesco, pontefice grande estimatore di Michel de Certeau tanto da definirlo “il più grande teologo del giorno d’oggi” (cfr. https://www.settimananews.it/profili/su-michel-de-certeau/ e https://www.farodiroma.it/ri-prendere-la-parola-michel-de-certeau-secondo-volume-fabula-mistica/), ammirando, da parte del papa, in modo particolare, la sua edizione del Memoriale di San Pietro Favre. Tra Certeau e papa Francesco ci sarebbe più di una connessione da scandagliare: entrambi furono gesuiti; entrambi furono impegnati nell’ambito educativo, ora con scritti di tema pedagogico, ora come docenti; Certeau ebbe una predilezione speciale per il “laboratorio” ecclesiale dell’America Latina (in particolare del Brasile), il continente di cui papa Francesco è stato il primo papa; entrambi hanno avuto una predilezione per gli ultimi, Francesco con le sue azioni, Certeau con i soggetti dei suoi scritti (dall’illetterato illuminato di Fabula mistica all’uomo comune de L’invenzione del quotidiano); entrambi hanno coltivato una sensibilità specifica per il dialogo con il mondo contemporaneo, attraverso il contatto diretto con pensatori lontani o comunque diversi dalla tradizione cristiana; uno stile di azione prossimo del papa e del pensatore gesuita, entrambi privilegiando l’approccio diretto piuttosto che i piani a tavolino – pensiamo alle celebri telefonate alle persone comuni e ai gesti “fuori programma” di papa Francesco e alle riflessioni emblematiche di Certeau sul rapporto tra tattiche e strategie, dando preferenza alle prime sulle seconde; la passione socio-politica, impegnata nella giustizia sociale, una caratteristica in comune con molti gesuiti del ‘900 almeno dall’epoca del generale Arrupe e della Congregazione Generale XXXII della Compagnia di Gesù. La riflessione è ancora aperta. Ricorderemo Francesco, che muore in questo 2025 in cui celebriamo anche i cento anni della nascita di Certeau, tra le tante e meravigliose porte che ci ha aperto, per le strade su cui ci ha fatto camminare, per l’atlante di speranza che ci ha mostrato e sul quale continuare a costruire un pensiero “incompleto”, aperto all’altro e promotore di una civiltà nuova.


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